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OpenAI libera i giganti: GPT-OSS e la rivoluzione open-source a costo zero

12/09/2025

OpenAI ha rilasciato il 5 agosto due modelli open-source gratuiti: GPT-OSS-20B e GPT-OSS-120B.

Un passo definito da molti “epocale”, perché porta finalmente i grandi modelli linguistici fuori dai laboratori segreti delle big tech e dentro le mani di chi vuole provarli, studiarli o adattarli.
In questo articolo scoprirai cosa sono, come si differenziano da GPT-5, cosa ci puoi fare davvero e perfino come testare il 20B direttamente sul tuo computer di casa.

Due fratelli che fanno rumore

Quando OpenAI ha annunciato il rilascio di GPT-OSS-20B e GPT-OSS-120B, molti hanno parlato di evento “epocale”. Non capita tutti i giorni che due modelli linguistici di queste dimensioni, con miliardi di parametri, vengano rilasciati in modalità open-source. In un mondo dove spesso l’AI resta rinchiusa nei data center delle big tech, il gesto di “mettere i pesi in piazza” ha fatto il giro del web e ha acceso entusiasmi.
Ma cosa vuol dire, concretamente? Significa che chiunque – o quasi – può scaricarli, provarli e persino modificarli. Non serve essere un gigante tecnologico né avere un abbonamento premium: i modelli sono lì, disponibili.
Certo, non tutti potranno montarli sul proprio laptop come se fossero un videogioco, ma il messaggio è chiaro: l’AI non è più solo “lì fuori”, ora è anche nelle mani della community.
Ed è questo che rende il rilascio davvero epocale: per la prima volta modelli enormi non sono un segreto custodito da pochi, ma un terreno di sperimentazione aperto.

Lo scooter e il tir

Prima di addentrarci nelle differenze pratiche, una nota sul nome: quei numeri, 20B e 120B, non sono scelti a caso. Indicano infatti il numero di parametri del modello, cioè il numero di connessioni neurali che determinano quanto il modello riesce a comprendere e generare testo. Più parametri significa, in linea di massima, maggiore capacità.
GPT‑OSS‑20B conta circa 20 miliardi di parametri (20 Billion in inglese), il fratellone GPT‑OSS‑120B ne ha sei volte tanto, mentre GPT‑5 – secondo le stime – potrebbe avere diverse centinaia di miliardi di parametri (anche se i numeri ufficiali non sono stati resi pubblici).

Parliamo ora un po’ dei protagonisti.

GPT-OSS-20B è il fratello più agile: relativamente leggero, può girare anche su un Mac o PC e non pretende infrastrutture da NASA per funzionare. È ideale per chi vuole prototipare chatbot aziendali, analizare testi o iniziare a capire come ci si muove con un LLM “vero”.
Dall’altra parte c’è GPT-OSS-120B, il fratellone mastodontico. Potentissimo, sì, ma anche terribilmente esigente: per eseguirlo servono GPU di fascia altissima (quelle che non compri con la carta fedeltà del supermercato) o cluster cloud dedicati. Insomma, il paragone è semplice: uno è uno scooter elettrico, l’altro un tir da 40 tonnellate.

Il confronto con GPT-5 è illuminante. GPT-5 è più raffinato: multimodale (sa leggere immagini, capire audio, integrare video), addestrato su dataset più ampi e aggiornati, ottimizzato con tecniche avanzate che lo rendono più fluido e naturale. Inoltre ha integrati filtri e sistemi di sicurezza già pronti, mentre i GPT-OSS sono un po’ più “grezzi”. Non significa che siano inutili, anzi: per molte applicazioni vanno benissimo, ma non aspettarti che sostituiscano in toto il fratellone commerciale.

A chi servono e cosa aspettarsi

Questi modelli non sono per tutti, ma per molti più di prima sì.
Sono utili soprattutto ai ricercatori, che finalmente hanno tra le mani un LLM grande da studiare; alle aziende che cercano maggiore controllo sui dati (o che non vogliono che le loro conversazioni siano salvate in cloud) e non vogliono restare legate a un fornitore esterno (e ai suoi canoni di abbonamento); a chi vuole automatizzare compiti di elaborazione dei testi ripetitivi senza spendere un occhio; e agli sviluppatori curiosi, sempre pronti a sperimentare.
Gli esempi concreti non mancano: con il 20B si può creare un help desk interno che risponde ai dipendenti, un assistente per consultare documenti aziendali o un sistema RAG leggero che pesca informazioni da manuali o FAQ. Il 120B, invece, è perfetto per università e grandi aziende che vogliono simulare scenari complessi o lavorare in multilingua.

È importante chiarirne i limiti: non hanno accesso nativo al web, quindi non possono “navigare” o aggiornarsi in tempo reale. Possono inventarsi risposte (le famose allucinazioni) e non sono multimodali (quindi elaborano solo testo). Inoltre, il 120B è praticamente impossibile da far girare senza infrastruttura pesante. Insomma, non aspettarti un clone di GPT-5 pronto all’uso, ma piuttosto un laboratorio da esplorare.

Come provarlo in casa (senza finire in bancarotta)

Ed eccoci alla parte più divertente: provare GPT-OSS-20B direttamente sul tuo computer. Il trucco si chiama Ollama, un runtime leggero che permette di eseguire modelli open-source localmente. È come avere un piccolo ChatGPT casalingo, con tutti i limiti del caso.
Installarlo su PC o MAC è semplice: scarica Ollama dal sito web ufficiale e installalo sul tuo computer.
Una volta aperto, scegli gpt-oss-20gb nell’interfaccia e avvia una chat: Ollama scaricherà automaticamente il modello open-source e poi lo lancerà (l’operazione richiede qualche minuto).

Ollama si occupa di scaricare i pesi del modello, ottimizzarli e metterli a disposizione; per gli “smanettoni” Ollama fornisce anche un’API locale per integrare gpt-oss-20gb nei processi aziendali e puoi anche integrare il tutto con comandi curl o piccoli script Python, così da collegarlo ad altre applicazioni.

Ovviamente servono risorse: 16 GB di RAM sono il minimo sindacale, 32 GB è meglio; una GPU aiuta molto, ma non è indispensabile. La prima risposta può essere lenta, perché il modello “si scalda”, ma le successive diventano più rapide. Se invece il PC si lamenta per la memoria, puoi usare una versione quantizzata, meno precisa ma molto più leggera.

Il bello è che così puoi avere un assaggio concreto di cosa significa far girare un LLM open-source sul tuo computer. Non sarà raffinato come GPT-5, ma ti dà la sensazione nuova e potente di avere davvero l’AI tra le mani.

Conclusione: possederla, non solo usarla

GPT-OSS-20B e GPT-OSS-120B non vogliono sostituire GPT-5. Non ci riescono e non ci provano neanche. Ma aprono una porta diversa: quella dell’AI libera, trasparente e accessibile.
Il 20B è perfetto per iniziare a sperimentare, il 120B è un colosso che mostra fino a dove può arrivare l’AI open-source.
Insieme, rappresentano un cambio di mentalità: non solo consumare AI, ma anche possederla, capirla e adattarla ai propri bisogni.
Ed è per questo che il loro rilascio è stato definito epocale: perché per la prima volta possiamo dire che l’AI non è solo “un servizio là fuori”, ma un pezzo di tecnologia che possiamo davvero portare a casa.

 

 

P.S. Se ti sei perso le puntate precedenti, puoi leggerle qui: Il blog di Altuofianco sull’Intelligenza artificiale