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Smartworking e Telelavoro: facciamo chiarezza

06/04/2020

In questo delicato periodo dove la maggior parte dei lavoratori (almeno quelli che lavorano esclusivamente in ufficio) si ritrovano a svolgere il proprio mestiere dalle proprie abitazioni, c’è un tema su cui vogliamo fare chiarezza.

Spesso si associano le parole Smartworking e telelavoro quasi come fossero sinonimi. Ma non lo sono.

In realtà un legame c’è fra i due termini, e cioè quello che uno può essere, in qualche modo definito, come l’evoluzione dell’altro. 

Il telelavoro, già noto in Italia dagli anni ’70, consiste nello svolgimento del proprio ruolo aziendale da casa propria, essendo legato da un regolare contratto che lo disciplina.

Il lavoratore in telelavoro dovrà:

  1. Svolgere il proprio lavoro dalla propria abitazione
  2. Utilizzare hardware e software forniti dall’azienda
  3. Essere reperibile e rispettare orari di lavoro imposti dall’azienda

Infatti è proprio per questo che il telelavoro è attribuito per la maggior parte dei casi, a dipendenti, statali ma anche di aziende private.

Lo smartworking è l’evoluzione di questo concetto, valorizzando di più risultati e capacità di autonomia del lavoratore.

In poche parole lo smartworker è quel lavoratore che potrà svolgere il proprio ruolo in modalità flessibile, nonostante possa rimanere il rapporto di lavoro subordinato.

Potrà lavorare con gli strumenti che ritiene più opportuni, sia forniti dall’azienda ma anche personali e potrà lavorare da qualsiasi posto o ambiente ritenga necessario, con tempi flessibili e non fissi.

Ovviamente il concetto sarà sempre portare risultati visibili e utili all’azienda.

Infatti il lavoro dello smartworker verrà misurato per il reale obiettivo raggiunto e non solo per le ore lavorate.

Va inoltre precisato che dal Novembre 2017 lo Smart working è legge anche in Italia e lo smartworker dovrà avere un trattamento economico e normativo non inferiore a chi lavora esclusivamente all’interno dell’azienda.

Qui sotto un estratto dal sito del Governo:

La definizione di smart working, contenuta nella Legge n. 81/2017, pone l’accento sulla flessibilità organizzativa, sulla volontarietà delle parti che sottoscrivono l’accordo individuale e sull’utilizzo di strumentazioni che consentano di lavorare da remoto (come ad esempio: pc portatili, tablet e smartphone).

Ai lavoratori agili viene garantita la parità di trattamento – economico e normativo – rispetto ai loro colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinarie. È, quindi, prevista la loro tutela in caso di infortuni e malattie professionali, secondo le modalità illustrate dall’INAIL.

Fonte:https://www.lavoro.gov.it/strumenti-e-servizi/smart-working

Concludendo possiamo affermare che il metodo smartworking in Italia è utilizzato per la maggior parte da freelance e liberi professionisti, ma si sta diffondendo molto bene anche tra i lavoratori dipendenti (7%)

Il dato più interessante rimane però quello che quasi il 50% delle grandi aziende italiane sta già sperimentando il metodo smartworking per i propri dipendenti.