Strategie efficaci per migliorare la visibilità aziendale

Dal sito web aziendale ai social media: come aumentare la visibilità digitale della tua azienda e attrarre nuovi clienti

Visibilità aziendale

 

In un mercato sempre più competitivo e digitalizzato la visibilità aziendale rappresenta un aspetto fondamentale per il successo di qualsiasi impresa, indipendentemente dal settore o dalla sua dimensione. Oggi, la visibilità non si costruisce solo attraverso il passaparola o la pubblicità tradizionale ma soprattutto grazie alla presenza digitale, cioè la capacità di emergere efficacemente nei vari canali online. Avere una buona visibilità digitale significa, ad esempio, comparire tra i primi risultati di ricerca su Google, avere una presenza professionale e attiva sui social media, offrire un sito web intuitivo e veloce, e – quando necessario – sviluppare app personalizzate, che possano migliorare l’esperienza utente e fidelizzare la clientela.

Ovviamente, non tutte le strategie sono adatte a tutte le aziende. Ogni attività ha esigenze specifiche, obiettivi diversi e un target preciso. Ecco perché scegliere le migliori strategie di visibilità digitale richiede un’analisi approfondita delle proprie necessità, del comportamento del target di riferimento e delle risorse disponibili. Scegliere le strategie giuste ti permetterà di massimizzare il ritorno sugli investimenti e di costruire una reputazione aziendale solida e duratura, capace di attrarre nuovi clienti e fidelizzare quelli esistenti.

In questo articolo vedremo quali sono le strategie più efficaci per aumentare la visibilità aziendale e tutti i consigli utili per scegliere le soluzioni più adatte alle esigenze del tuo business.

Perché la presenza digitale è importante per un’azienda

Oggi i consumatori si affidano principalmente a internet per cercare informazioni, confrontare prodotti, leggere recensioni e prendere decisioni di acquisto. Anche nel caso di attività locali o settoriali molto specifiche, la prima impressione che un potenziale cliente ha dell’azienda è quasi sempre mediata da una ricerca online o dalla presenza sui social media. Un’assenza o una presenza debole nel mondo digitale equivale, nella percezione del cliente, a non esistere affatto.

Avere una presenza digitale efficace significa essere visibili e pronti a rispondere alle esigenze dei clienti dove e quando cercano soluzioni ai propri bisogni. Questo non si limita solo alla creazione di un sito web aziendale – che ormai rappresenta il principale biglietto da visita digitale – ma include anche l’attività sui social media per costruire e mantenere una relazione con il pubblico, e l’uso di piattaforme come il profilo dell’attività Google per le ricerche locali. Inoltre, per le aziende più strutturate, significa anche sfruttare strumenti come l’e-mail marketing, le app personalizzate e le campagne di advertising online.

Per migliorare la propria visibilità online un’azienda può investire in diverse attività strategiche: ottimizzare la presenza sui motori di ricerca, creare contenuti di valore che attraggano e coinvolgano gli utenti, costruire una reputazione online positiva e mantenere una comunicazione attiva e coerente su tutti i canali digitali. Questo processo permette non solo di raggiungere nuovi clienti, ma anche di spingere quelli esistenti a tornare e di differenziarsi dalla concorrenza, contribuendo ad aumentare quindi il fatturato.

3 strategie per migliorare la visibilità aziendale

Come abbiamo visto, per un’azienda moderna migliorare la visibilità e la presenza digitale è un passo strategico fondamentale per raggiungere nuovi clienti e consolidare la propria reputazione nel settore di riferimento. Ecco tre strategie fondamentali per ottenere questi risultati:

1. Creare un sito web aziendale professionale

La creazione di un sito web aziendale è il punto di partenza per ogni strategia di visibilità digitale. È spesso il primo contatto che i clienti hanno con l’azienda e rappresenta uno strumento strategico per generare contatti e vendite, e il punto di atterraggio ideale per campagne pubblicitarie online, iniziative sui social media e strategie di email marketing. Un buon sito aziendale dovrebbe essere:

  • responsive e mobile-friendly, per garantire una navigazione ottimale su ogni dispositivo;
  • ottimizzato per i motori di ricerca (SEO), per migliorare la posizione nei risultati di ricerca e attrarre utenti in target;
  • facile da navigare, con un design intuitivo e contenuti chiari che rispondano alle esigenze e alle domande degli utenti;
  • veloce e sicuro, poiché le performance tecniche possono influenzare sia l’esperienza utente che il posizionamento su Google.

Anche la creazione di contenuti di qualità è fondamentale per qualsiasi sito web aziendale di successo. I contenuti devono essere originali, pertinenti e progettati pensando al target di riferimento e al percorso d’acquisto dei clienti (funnel di conversione). Articoli di blog, guide, casi studio e pagine informative non solo migliorano la SEO, ma aiutano anche a costruire l’autorevolezza dell’azienda e a instaurare una relazione di fiducia con i potenziali clienti.

2. Essere presenti sui principali social media e utilizzarli in modo efficace

Nel panorama digitale odierno i social media sono uno degli strumenti migliori per aumentare la visibilità di un’azienda e costruire relazioni durature con il pubblico. Non si tratta semplicemente di piattaforme su cui pubblicare contenuti, ma di veri e propri ecosistemi comunicativi che permettono alle aziende di dialogare direttamente con i consumatori e comprendere le loro esigenze. La loro importanza strategica non può essere sottovalutata perché la maggior parte dei clienti si informa, interagisce e condivide esperienze proprio attraverso i canali social. Tuttavia, non basta essere presenti. È fondamentale utilizzare i social in modo strategico:

  • selezionare le piattaforme giuste: ogni canale ha un pubblico e uno stile di comunicazione specifico. Per esempio, Instagram e TikTok sono ideali per contenuti visivi e storytelling creativo, mentre LinkedIn è perfetto per le aziende B2B e per creare network professionali;
  • creare contenuti rilevanti e di valore: i contenuti dovrebbero educare, intrattenere o ispirare. L’obiettivo è fornire soluzioni, raccontare storie di successo, presentare novità e rispondere alle esigenze del pubblico;
  • interagire con il pubblico: non basta pubblicare contenuti. Rispondere ai commenti, partecipare a discussioni e gestire feedback e recensioni è fondamentale per creare fiducia e a umanizzare il brand;
  • sfruttare campagne pubblicitarie mirate: Facebook, Instagram, LinkedIn e altre piattaforme offrono strumenti avanzati per indirizzare le pubblicità verso segmenti di pubblico molto specifici, massimizzando così il ritorno sull’investimento.

Un’attività social ben gestita ti permetterà di aumentare la visibilità, generare contatti qualificati e migliorare la percezione del tuo marchio o della tua attività nel mercato di riferimento.

3. Creare app personalizzate

Lo sviluppo di app personalizzate sta diventando una strategia sempre più popolare tra le aziende che vogliono migliorare l’efficienza operativa e offrire servizi innovativi ai propri clienti. Contrariamente a quanto si pensa, le app non sono solo per le grandi aziende. Anche le piccole e medie imprese possono trarne grandi vantaggi. Lo sviluppo di app aziendali può essere infatti utile per:

  • ottimizzare i processi interni, automatizzare operazioni ripetitive, semplificare la gestione delle risorse umane o dei magazzini e migliorare la comunicazione interna;
  • migliorare l’esperienza cliente fornendo un canale diretto per gli acquisti, le prenotazioni o l’assistenza clienti. Le app possono consentire anche di inviare notifiche personalizzate, raccogliere feedback e proporre offerte mirate;
  • fidelizzare i clienti attraverso funzionalità come programmi fedeltà digitali, sconti esclusivi o contenuti riservati agli utenti dell’app;
  • raccogliere dati e analizzare il comportamento degli utenti: le app aziendali possono fornire dati dettagliati che possono essere utilizzati per migliorare continuamente i servizi e personalizzare le offerte.

Investire nello sviluppo di un’app personalizzata può quindi assicurare un vantaggio competitivo significativo, migliorando non solo la visibilità digitale, ma anche l’efficienza operativa, la gestione dei processi aziendali e il livello di soddisfazione del cliente.

Servizi digitali per aziende di Altuofianco: soluzioni su misura per la crescita del tuo business

Altuofianco offre un pacchetto completo di soluzioni digitali pensate per accompagnare le imprese nel loro percorso di trasformazione e crescita digitale. I nostri consulenti sono in grado di eseguire un’analisi approfondita della visibilità aziendale, valutando la presenza online attuale, identificando i punti di forza e le aree di miglioramento, e delineando una strategia personalizzata.

Ogni progetto sviluppato da Altuofianco è unico, proprio perché ogni azienda ha esigenze, obiettivi e caratteristiche differenti.
Il nostro servizio di creazione di siti web aziendali è pensato per rispondere alle esigenze comunicative della tua azienda con strumenti digitali efficaci, moderni e orientati ai risultati. Il processo di realizzazione parte da una fase di analisi delle esigenze aziendali per garantirti un risultato finale perfettamente allineato alle tue aspettative e ai tuoi obiettivi. Che tu abbia un’azienda o un negozio online, realizzeremo una piattaforma che racconti al meglio la tua identità e promuova i tuoi prodotti o servizi con efficacia e professionalità.

Il servizio Easy Social è pensato invece per consolidare la presenza sui social media della tua azienda e ottimizzare la gestione quotidiana dei tuoi canali. I nostri consulenti ti aiuteranno in ogni fase del processo: dall’impostazione delle pagine Facebook e Instagram alla creazione di un calendario editoriale e alla pubblicazione di contenuti, dalla gestione delle interazioni con il pubblico fino all’’ottimizzazione delle campagne social. Con Easy Social potrai avere una presenza costante e professionale sui principali canali, migliorando l’engagement e contribuendo ad accrescere la visibilità del tuo brand.

Per le aziende che desiderano innovare ulteriormente i propri processi o offrire nuovi servizi digitali ai clienti, Altuofianco propone anche la creazione di app e web app aziendali. Queste soluzioni software sono sviluppate su misura per rispondere a esigenze specifiche, come la gestione interna dei processi aziendali o la creazione di applicazioni customer-facing che migliorano l’esperienza utente e la fidelizzazione. Ogni app viene sviluppata su misura, garantendo funzionalità adatte alle necessità operative dell’azienda e integrabilità con altri strumenti digitali già in uso.

Per avere maggiori informazioni sui servizi digitali Altuofianco o per richiedere una consulenza personalizzata, contattaci! Il nostro team è sempre a disposizione per consigliarti le soluzioni migliori e più adatte alle necessità della tua azienda.

App timbrature: come funzionano e quali sono i vantaggi

Tutti i vantaggi dell’utilizzo di una app per timbrature nella tua azienda

App per timbratura dipendenti con smartphone

 

Le app per timbrature dei dipendenti rappresentano un’innovazione significativa nel campo della gestione aziendale. Queste applicazioni permettono infatti alle aziende di risparmiare tempo prezioso, migliorare l’accuratezza dei dati e semplificare i processi amministrativi, il che si traduce in una vita aziendale più efficiente e soddisfacente per tutti gli attori coinvolti.

Prima dell’avvento delle app per timbrature, la registrazione delle presenze dei dipendenti era spesso un processo dispendioso e soggetto a errori. I tradizionali metodi cartacei richiedevano tempo per la compilazione e il calcolo manuale delle ore lavorate, lasciando spazio a possibili inesattezze. Le app per timbrature eliminano questi problemi in modo efficace. Grazie alla loro precisione e alla registrazione in tempo reale, i dati delle presenze diventano affidabili e facilmente accessibili. Inoltre, sono particolarmente comode e facili da utilizzare, perché si possono usare ovunque, da smartphone o tablet, e sono più veloci e intuitive rispetto ai tradizionali software per PC.

Ma come funziona, nello specifico, un’app per timbrature? E quali vantaggi può offrire alle aziende? Scopriamolo insieme!

Come funziona un’app per timbrature dipendenti

Un’app per la timbratura dei dipendenti funziona come un efficace strumento di rilevazione delle presenze, semplificando notevolmente il processo di registrazione delle ore lavorate. Questa soluzione può essere utilizzata sui dispositivi mobili, offrendo una flessibilità di accesso che si adatta perfettamente alle esigenze aziendali, anche per i dipendenti che lavorano in mobilità.

Il funzionamento di un’app per timbrature – come EasyHr di Altuofianco – è piuttosto intuitivo. Innanzitutto, i dipendenti devono scaricare l’app sul proprio smartphone o tablet. Per avere la sicurezza che tutti possano utilizzarla, è fondamentale che l’applicazione sia compatibile anche con i dispositivi meno recenti e che sia presente sui principali store. L’app per dipendenti EasyHR di Altuofianco, ad esempio, è disponibile per Android ed Apple ed è compatibile con la maggior parte degli smartphone e tablet.

Una volta effettuato l’accesso con le proprie credenziali aziendali, i dipendenti possono registrare la loro presenza al momento dell’ingresso in ufficio e al termine della giornata di lavoro. Questo processo avviene in tempo reale: quando un dipendente timbra l’ingresso o l’uscita, l’app registra automaticamente l’orario preciso, con geolocalizzazione, eliminando il rischio di errori umani. I dati di presenza vengono quindi archiviati in modo sicuro, su server aziendali o nel cloud, garantendo la loro integrità e consentendo agli amministratori di accedervi in qualsiasi momento.

La vera potenza di queste app risiede nella loro capacità di generare report dettagliati sulle presenze. Gli amministratori possono utilizzare queste informazioni per monitorare l’andamento delle presenze in tempo reale, semplificare l’elaborazione delle buste paga e prendere decisioni basate su dati concreti per ottimizzare la gestione delle risorse umane.

Principali vantaggi di timbrare tramite app

Le app per timbrature dei dipendenti rappresentano un investimento prezioso per le imprese perché offrono una serie di vantaggi significativi, che possono migliorare notevolmente la gestione aziendale. Tra i principali benefici ci sono sicuramente:

  • precisione dei dati: queste app eliminano il rischio di errori umani nella registrazione delle presenze. Ogni timbratura viene registrata in modo automatico e preciso, garantendo dati affidabili e accurati per l’elaborazione degli stipendi e la gestione aziendale;
  • risparmio di tempo: grazie alla semplicità d’uso dell’app, i dipendenti possono timbrare l’ingresso e l’uscita in pochi secondi. Questo significa che non devono dedicare tempo prezioso a procedure manuali di registrazione delle ore;
    monitoraggio in tempo reale: gli amministratori o i responsabili delle risorse umane possono accedere ai dati delle presenze in tempo reale. Questo consente loro di monitorare costantemente le presenze, garantendo una migliore gestione delle risorse e la possibilità di reagire prontamente a situazioni impreviste;
  • accesso da remoto: le app di timbrature consentono l’accesso da remoto ai dati delle presenze. Questo è particolarmente utile per le aziende con dipendenti che lavorano in luoghi diversi o in smart working, consentendo loro di timbrare comodamente ovunque si trovino;
  • facilità di reporting: gli amministratori possono facilmente generare report dettagliati sulle presenze. Questi report sono utili per l’elaborazione delle buste paga, la conformità normativa e la pianificazione delle risorse umane;
  • possibilità di personalizzazione per adattarsi alle esigenze specifiche dell’azienda. Questo è possibile configurando l’app in base ai processi aziendali, alle politiche interne e ai flussi di lavoro, aggiungendo eventuali funzioni a seconda delle necessità.

App aziendale per dipendenti: funzionalità aggiuntive

Le app aziendali per dipendenti, oltre a facilitare la registrazione delle presenze e la gestione delle timbrature, possono offrire anche altre funzionalità aggiuntive, pensate per semplificare la comunicazione con i dipendenti e migliorare diversi aspetti della vita aziendale e della gestione delle risorse umane L’app aziendale EasyHR, ad esempio, permette ai dipendenti di gestire ferie, permessi o malattia, di ricevere e consultare le buste paga, di richiedere rimborsi spese e di avere facile accesso a documenti e comunicazioni aziendali, segnalate da una semplice notifica sul cellulare.

L’app offre, inoltre, funzionalità avanzate riservate agli amministratori, che, tramite una piattaforma web di amministrazione possono verificare chi è presente in azienda in tempo reale, ricevere e approvare richieste di ferie, permessi o rimborsi spese, in qualsiasi momento e ovunque si trovino, avendo accesso anche a report e statistiche approfondite.
L’app Easy HR può essere completamente personalizzata in base alle esigenze aziendali, inserendo moduli aggiuntivi relativi, ad esempio, all’utilizzo della mensa o alla gestione flotta aziendale.

Scopri anche le altre soluzioni web e app per aziende di Altuofianco! Per avere maggiori informazioni o richiedere una consulenza personalizzata, contattaci.

Fuori legge l’uso di Google Analytics nei siti web italiani. Cosa succederà adesso?

Il garante della Privacy, di concerto con le autorità privacy europee, ha dichiarato illecito l’uso delle Google Analytics nei siti web, in quanto esse violano la normativa comunitaria.
Cosa succederà adesso?

Google Analytics è un servizio gratuito fornito da Google per ottenere statistiche dettagliate delle visite al proprio sito web.

E’ sufficiente installare sul proprio sito un piccolo codice fornito da Google e questo inizierà a registrare dati dettagliati sulle visite al nostro sito.

I dati forniti dalle GA sono estremamente dettagliati: non comprendono infatti solo il numero di visite a ciascuna pagina, ma anche informazioni relative agli utenti (il tipo di browser utilizzato, se hanno visitato il sito da mobile o da computer, la loro lingua), informazioni relative alla provenienza dei visitatori (se cioè siano arrivati al sito tramite una ricerca su Google, tramite un link sui Social, tramite campagne pubblicitarie online od altro) all’esperienza sul sito (il percorso di navigazione le azioni compiute come click su determinati pulsanti) e molto altro ancora.

Lanciate nel 2005, le Google Analytics sono la soluzione leader nel mercato delle Analytics, con una quota di mercato stimata in circa l‘85%. I siti che utilizzano le GA sono decine di milioni (si stima che oltre la metà dei siti esistenti le utilizzi).

Il Provvedimento del Garante del 9 giugno 2022

Il provvedimento del 9 Giugno 2022 (qui il comunicato stampa del Garante) nasce al termine di una complessa istruttoria avviata sulla base di una serie di reclami e in coordinamento con altre autorità privacy europee. Il provvedimento è indirizzato a Caffeina Media S.r.l., ma si estende a tutti coloro che utilizzano le Google Analytics sul proprio sito web.

Il provvedimento del Garante esamina dettagliatamente due aspetti delle Google Analytics:

  • l’efficacia dell’anonimizzazione dell’indirizzo IP;
  • il trasferimento dei dati verso Paesi terzi (USA).

 

Cosa cambia per l’anonimizzazione dell’indirizzo IP

Il Garante della Privacy ritiene che l’anonimizzazione dell’indirizzo IP non renda “anonimo” il dato trattato dalle Google Analytics.

Nello specifico, il Garante rileva che le Google Analytics raccolgono -oltre all’indirizzo IP anonimizzato- numerose informazioni relativa all’utente, quali ad esempio browser utilizzato e sia versione, sistema operativo in uso, risoluzione dello schermo, lingua selezionata, data e ora della visita al sito web e, qualora l’utente abbia effettuato l’accesso ad un account Google, l’identificativo del suo account.

Tutti questi dati, uniti all’indirizzo IP anonimizzato permettono a Google, secondo il Garante, di identificare l’utente: le Google Analytics effettuano dunque il trattamento dei dati personali dell’utente (analizzando e profilando le sue specifiche attività) e non rientrano nel novero dei dati e cookie tecnici che possono essere trattati senza il consenso dell’utente.

Il trasferimento dei dati negli USA

Il Garante ha rilevato inoltre che i dati personali così raccolti dalle Google Analytics vengono trasferiti negli Usa, paesi in cui “le Autorità governative e le agenzie di intelligence statunitensi, [possono] accedere ai dati personali trasferiti senza le dovute garanzie“.

In sintesi, il trasferimento dei dati verso le USA non garantisce, secondo il Garante, livello adeguato di protezione dei dati personali degli utenti ed è quindi ritenuto illecito dal Garante stesso.

In conclusione

Quanto deciso dal Garante in merito all’inefficacia dell’anonimizzazione dell’indirizzo IP ha come conseguenza che le Google Analytics effettuano il trattamento dei dati personali dell’utente. Tale trattamento non è di per sé illecito: può infatti avvenire purché l’utente abbia prestato un valido consenso. Occorrerà dunque installare sui siti web che utilizzando le Google Analytics un sistema di gestione del consenso ed attivare le Analytics stesso esclusivamente per gli utenti che abbiamo espresso validamente il relativo consenso.

Più complesso è, invece, il tema del trasferimento dei dati verso gli USA, poiché il Garante ritiene tale trattamento illecito tout court, indipendentemente dal consenso espresso dagli utenti. A meno che Google con modifichi i propri termini di servizio e le modalità di erogazione del servizio di Analytics, garantendo che i dati non vengano trasferiti verso gli USA (o altri Paesi che no garantiscano un adeguato livello di protezione), l’utilizzo delle Analytics sarà illecito in Italia (e nell’Unione Europea), indipendentemente dall’eventuale consenso espresso dall’utente,

Cosa fare per adeguarsi?

Il Garante ha concesso un termine di 90 giorni (non è esattamente così; si veda l’approfondimento qui sotto) ai gestori di siti web per adeguarsi (il termine dovrebbe ragionevolmente decorrere dalla data del provvedimento, cioè dal 9 giugno 2022); c’è dunque tempo fino ad inizio Settembre per adeguarsi.

Prima di mettere in atto qualsiasi iniziativa, consiglio di aspettare la risposta (e le azioni) di Google, che probabilmente arriveranno nei prossimi giorni e settimane: qualora Google modificasse i propri termini di servizio e le modalità di erogazione del servizio stesso, incluse le modalità di trattamento dei dati acquisiti, è possibile che le Google Analytics possano ancora essere utilizzate (con l’anonimizzazione dell’indirizzo IP o altre procedure che verranno individuate).

Qualora invece Google non volesse, o potesse, adeguarsi, le soluzioni sono sostanzialmente due:

  • rimuovere le Analytics dal proprio sito web *
  • sostituire le Analytics con un diverso servizio “conforme” al GDPR **

* Adatta per chi non ha interesse ad avere dati ed informazioni relative ai visitatori del proprio sito web. Può sembrare strano, ma accade molto spesso che -una volta installate le Analytics- esse vengano sostanzialmente abbandonate: nessuno esamina i dati delle visite e nessuno prende decisioni (sulle strategie di marketing, sulle modifiche al sito o alle campagne pubblicitarie, sulla presenza digital aziendale) sulla base dei dati delle Analytics: in tutti questi casi le Analytics possono tranquillamente essere eliminate.

**Indicata per chi utilizza i dati relativi alle visite al sito web ed al comportamento dei visitatori per prendere decisioni di business, valutare l’efficacia delle campagne promozionali (sui social media o sui motori di ricerca) e intraprendere iniziative digitali. Esistono soluzione alternative (anche gratuite) alle Google Analytics: al momento non è ancora emerso chiaramente un “leader di mercato” in grado di rappresentare una alternativa altrettanto semplice, gratuita ed efficace. E’ comunque probabile che, nei prossimi giorni e settimane, i competitor “colgano la palla al balzo” e al tempo stesso il mercato si orienti verso una o più soluzioni.

Non resta quindi che aspettare e monitorare l’evoluzione del mercato e le contromosse di Google (e, per chi volesse mettersi “l’anima in pace” fin da subito, eliminare le Google Analytics dal proprio sito web).


 

Fabio Cioni
ICT Project manager @Altuofianco

 

 


 

Come gestisci le tue risorse umane con ferie, ingressi e permessi?

Uno tra i lavori più elaborati per quanto riguarda la gestione delle risorse umane è l’elaborazione di dati d’ingresso e d’uscita, l’attivazione di ferie e permessi, l’uso di reportistica su malattie e necessità aggiuntive del personale.

Per questo motivo è stato elaborato un sistema pratico ma soprattutto semplicissimo da attivare e installare: Easy HR.

Il sistema di gestione si compone di un’app, funzionante su tutte le tipologie di cellulare, dagli Android ai dispositivi Apple, che può essere utilizzata sia dai dipendenti che dal lato amministrazione tramite una pratica piattaforma web con avanzatissime funzionalità di gestione dei dati e reportistica istantaneamente aggiornata.

Cosa puoi fare per avere sotto controllo le tue HR?

Con Easy HR è possibile disporre di una moltitudine di funzionalità tra cui ad esempio:

  • la gestione delle timbrature, sia d’ingresso che d’uscita, mediante un sistema di geolocalizzazione;
  • la richiesta di approvazione per tutto ciò che rientra nella categoria di ferie annuali e permessi straordinari;
  • la gestione di malattie varie ed eventuali;
  • il pratico controllo di rimborsi spese, con foto dei vari giustificativi o chilometrici;
  • l’invio semplificato di comunicazioni aziendali con notifica diretta sul cellulare;
  • la distribuzione delle documentazioni specifiche ai dipendenti;
  • eventuali moduli aggiuntivi (come ad esempio partecipazione alla mensa predisposta dall’azienda, gestione della flotta aziendale e altre richieste);
  • personalizzazione dell’app con loghi o colori aziendali specifici

I vantaggi di una sola e semplice applicazione per il tuo personale

Sono diversi i vantaggi riscontrati dalle aziende che nel corso degli ultimi tempi si sono avvalsi del nostro aiuto e supporto nella gestione delle proprie risorse umane sotto questo punto di vista.

Velocità e praticità sono di sicuro alcune basi fondamentali che permettono ad un comparto amministrativo di lavorare con ottimizzazione delle tempistiche e precisione. Per questo Altuofianco ti supporta in tutte le fasi, attivando per te un sistema semplice ed efficace.

Come capire se il tuo sito web ha bisogno di un restyling?

Per quanto possa sembrare strano, c’è una semplice domanda che ti permette di capire se il tuo sito web ha bisogno di un serio restyling o di essere ricreato da zero: <<il tuo sito web raggiunge il suo scopo?>>.

Attenzione ai tranelli!

La domanda è semplice, ma la risposta non lo è affatto. Perché richiede che tu rifletta sull’obiettivo che vuoi raggiungere con il tuo sito web.

Focalizzarti sull’obiettivo è già un primo passo per liberarti di alcuni dei tranelli in cui spesso cadiamo guardando un sito: “non mi piace”, “è vecchio”, “vorrei colori diversi”… Detto fuori dai denti: se il sito web non ti piace ma funziona egregiamente (vende prodotti, presenta bene l’azienda, acquisisce clienti) i tuoi gusti hanno poca importanza.

Abbandonati gli impervi territori dei gusti personali, devi fare attenzione ad un altro tranello: il sito web non è la panacea di tutti i mali: è parte di un processo e, se vuoi che funzioni, devi essere sicuro che tutto il processo funzioni.

Ti faccio un esempio, peraltro molto frequente.

Hai appena creato un nuovo ecommerce, ma vendi pochissimo. Ecco, so benissimo che il primo pensiero è dire: “mi hanno fatto male il sito”, “mi hanno truffato!”. Quello però che devi chiederti è: perché non stai vendendo? Potrebbe essere che il sito è veramente fatto male e scoraggia all’acquisto (è complicato, è lento, non è chiaro); ma potrebbe anche darsi che tu non lo abbia promosso abbastanza, e quindi nessuno o quasi lo conosca; oppure potrebbe darsi che i tuoi prezzi siano più alti dei concorrenti (sai: sul web si fa presto a fare il confronto), oppure che tu non descriva bene le caratteristiche dei tuoi prodotti.

Insomma, il messaggio è chiaro; non cadere nel tranello di vedere nel sito web la risoluzione di tutti mali o, al contrario, la loro causa; vedilo come parte di un processo e cerca di capire cosa non funziona in quel processo. Forse è il sito; forse no.

I siti vetrina

Se il tuo è un sito “vetrina”, che cioè vuole presentare ai clienti il tuo prodotto o servizio, ci sono alcune semplici domande a cui puoi rispondere per capire se ha bisogno di un restyling.

La prima impressione è quella che conta!

Apri il tuo sito web e fermati; non scrollare verso il basso.

Guarda quello che si vede nello schermo: questa è la tua presentazione, il tuo biglietto da visita, ciò che l’utente vede appena entra nel sito, ciò in base a cui si fa subito la prima impressione di te (e la prima impressione, fidati, conta molto).

Ti rappresenta? Si capisce subito cosa fa la tua azienda? E perché lo fa bene?

Che fai?

Non è scontato: ho personalmente visto non pochi siti che, come un novello Tacito, narravano la storia dell’azienda con dovizia di particolari, dall’età della pietra fino ai giorni nostri, senza mai spiegare cosa l’azienda facesse.

Il tuo sito web deve per prima cosa dire al visitatore cosa fai: quali sono i tuoi prodotti ed i tuoi servizi.

Se il tuo sito non lo fa, hai decisamente un problema!

Tieni anche presente che devi capire non solo se il tuo sito spiega cosa fai, ma anche come lo spiega.

Se la tua web agency o tu stesso, in preda ad un raptus oratorio, avete messo la descrizioni dei tuoi prodotti o servizi dentro un testo più lungo delle Catlilinarie, puoi tranquillamente far finta che non ci sia: i visitatori non lo leggeranno di sicuro.

È buona norma (vale quasi per tutti i siti) presentare nella home page i tuoi prodotti e servizi sinteticamente, con poche frasi brevi ed efficaci, e poi rimandare, tramite pulsanti e link, alle pagine interne per gli approfondimenti.

Perché dovrei sceglierti?

Ricorda che non sei un nuovo Robinson Crusoe: esistono altri esseri umani intorno a te e, molto probabilmente, anche altre aziende con i tuoi stessi prodotti o servizi.

Il tuo sito deve dare un motivo (valido) al visitatore per scegliere te e non la concorrenza. Non serve che il sito millanti chissà quali incredibili proprietà miracolose dei tuoi prodotti/servizi; deve dire come fai le cose, perché le fai bene: la tua esperienza, la tua innovazione, i tuoi prezzi, i servizi collegati, la tecnologia… in altre parole: quello che c’è intorno ed assieme al tuo prodotto/servizio.

Tieni infine a mente questa semplice regola: se non fornisci ai visitatori almeno un buon motivo per sceglierti; non ti sceglieranno. Stop.

Evita il sadomaso!

È cosa nota: c’è in ognuno di noi una vena sadica; semmai è nascosta, ma c’è.

Personalmente, ti consiglio solo di non sfogarla sui visitatori del tuo sito.

Per avere l’informazione di cui ha bisogno il visitatore deve cercare in menu a 3 livelli con decine di opzioni? Deve tentare di raffigurarsi il modo in cui hai catalogato i tuoi prodotti e poi muoversi nei tuoi schemi mentali? Deve leggere testi piccolissimi, semmai scritti in grigio chiaro su sfondo bianco, senza un titoletto od un grassetto che aiuti ad orientarsi?

In poche parole: il tuo sito deve essere semplice, conciso, chiaro.

Se invece il tuo sito è sadico con i visitatori, sappi che questa è una forma di masochismo: ti stai facendo del male!

Contattiamoci! 

Questa è semplice: il tuo sito deve fornire ai visitatori, su ogni pagina, i tuoi dati di contatto.

Perché alla fine lo scopo di un sito è farti contattare, giusto? Quindi: che senso ha nascondere i contatti nell’ultima pagina del menu, che è quella meno raggiunta? Fai in modo che i visitatori, quando hanno finito di scorrere una pagina verso il basso, trovino lì come contattarti.

E per dati di contatto intendo: mappa, indirizzo, telefono, email, orario di apertura (non lo dimenticare!) e, se li hai, i link ai tuoi profili social.

Mobile

Due terzi (circa) delle persone che visitano un sito lo fanno usando uno smartphone.

Quindi: apri il tuo sito con il cellulare, e osservalo. Se non è ben leggibile, allora il sito è da rifare.

Non c’è molto altro da dire.

E la tecnologia?

In tutto questo, sembra che la tecnologia non giochi nessun ruolo. Beh, non è esattamente così, però c’è del vero. Nel senso che per i siti vetrina “classici”, di piccole e medie imprese, la tecnologia è ormai abbastanza uniforme; sono tutti fatti con CMS di vario tipo che sostanzialmente si equivalgono (sì, lo so: mi attirerò le ire di chi è tifoso di un CMS e denigra un altro!).

Quello che, da profano, puoi facilmente controllare è la velocità del tuo sito, che è importante: di solito i visitatori non hanno piacere se, mentre aspettano che il tuo sito si carichi, i loro figli si sono laureati, sposati e poi andati in pensione.

Ci sono molti strumenti gratuiti per fare questi test; uno dei più famosi è GTMetrix; un punteggio A o B è buono; sotto iniziano a essere dolori.

In conclusione

Se hai risposto “no” ad una o due delle domande precedenti, probabilmente il tuo sito ha bisogno solo di qualche miglioramento.

Se invece i “no” sono di più, probabilmente hai bisogno di un profondo restyling o rifacimento del tuo sito.

Articolo scritto da Fabio Cioni, ICT Project Manager di Altuofianco

 

Come è cambiata la gestione del personale post-covid

Tante sono le difficoltà  che hanno dovuto affrontare le aziende in questo periodo, sia durante, che post Covid. Inutile negare come tutto questo rappresenti una vera e propria sfida per il management aziendale.

Il lavoro da remoto porta con sé difficoltà lavorative, ma stimola il lavoro in molti campi anche nell’innovazione nella gestione delle risorse umane, nelle competenze e nelle tecnologie adottate in azienda.

Tanti sono stati i cambiamenti che si possono riassumere in 4 punti:

  1. Le valutazioni diventano più efficienti:

Molte delle riunioni superflue che si dovevano affrontare quotidianamente si sono andate a snellire puntando a video call riassuntive e più efficaci.

2. Maggiore coinvolgimento sul posto di lavoro:

Lo smart working ha portato ad un distaccamento anche sociale con i colleghi , cosa che nei momenti di incontro porta a maggiore comprensione reciproca e condivisione dei punti di vista tra collaboratori e tra collaboratori e azienda.

3. Maggiore auto-organizzazione;

 la struttura organizzativa può essere adattata dinamicamente quando le circostanze lo richiedono, affidando ai collaboratori ruoli diversi a seconda delle esigenze.

4. La velocità si incrementa:

È richiesta una nuova velocità con nuovi schemi per dipendenti e imprese, le persone riescono a fare molte più cose abbinando il lavoro produttivo in azienda  allo smart working.

In conclusione la salute e la sicurezza sono sempre più percepite come priorità assoluta. Nel mondo del lavoro le aziende si sono riconfigurate e molte hanno stabilito piani, prima inesistenti, per trovarsi preparate nell’eventualità di pandemie future.

Altuofianco propone un servizio che mira proprio ad aiutare le aziende nella gestione dei dipendenti , tutto digitalmente!

L’app creata ad hoc, Easy HR semplifica i processi aziendali, riduce i costi e migliora la reputazione della tua azienda. Attraverso un unico e semplice strumento per la gestione di molteplici aspetti della vita aziendale.

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Il glossario del marketing: le keywords

Dopo aver parlato di SEO e SEM , un argomento strettamente collegato sono le keywords.

Cosa sono le keywords?

Sono una parola o frase digitata in un motore di ricerca che genera una lista di siti web ad essa collegati. Le parole chiave sono uno step fondamentale per l’ottimizzazione di un sito e per carpire i clic degli utenti interessati a consultare le informazioni relative alla query di interesse.

Le keywords possono essere a coda corta (short tail), ovvero composte da una parola, oppure a coda lunga (long tail), ovvero composto da molteplici parole che si possono spingere anche oltre alla decina. Nel primo caso tenderemo ad avere più alti volumi di ricerca ma un costo per clic (CPC)  più alto, nel secondo la situazione sarà diametralmente opposta, con un volume piuttosto contenuto.

Ogni volta che cerchiamo qualcosa su internet, utilizziamo una Query, ossia una ricerca, una domanda posta in forma interrogativa in maniera esplicita o implicita.

Tecnicamente, esistono 3 tipi di keywords, ognuna delle quali adatta ad un certo tipo di obiettivo. All’interno di una strategia dmarketing per aziende, è consigliabile utilizzarle tutte e tre, facendo attenzione a non perdere il filo conduttore che porta all’obiettivo.

Sostanzialmente, possiamo suddividere le keywords in:

  • informative
  • navigazionali
  • transazionali

 

Keywords informative

Le keywords informative sono parole chiave da utilizzare per catturare l’attenzione di tutte quelle persone che cercano informazioni per soddisfare un loro bisogno. Si tratta di ricerche preliminari attorno ad uno specifico problema da risolvere. Gli utenti che utilizzano le keywords informative sono utenti consapevoli che conoscono il proprio quesito e ricercano un’informazione specifica.

Spesso e volentieri, questo tipo di ricerca inizia da una parola chiave generica, fino a restringere il campo con ricerche sempre più mirate fino a che l’utente capisce qual’è la richiesta giusta per ottenere la risposta che cerca.

Keyword navigazionali

La seconda keywords è quella navigazionale dove questo tipo di ricerca è quella più diretta e veloce: i risultati estratti dal database saranno più limitati e concisi.

Keywords Transazionali

Terza tipologia di keywords: le transazionali. Posizionarsi in prima pagina sui motori di ricerca con le keywords transazionali è l’obiettivo di ogni azienda. Si tratta di quel tipo di keywords che vengono digitate dagli utenti quando hanno individuato con certezza la soluzione alla propria necessità. Ha il più delle volte una serie di suffissi che restano invariati e una query a coda lunga che esprime appunto un’azione precisa.

 

Il glossario del marketing: differenza tra SEO e SEM

Nello scorso articolo della rubrica “Il glossario del marketing” abbiamo parlato della SEO, acronimo significante Search Engine Optimization, ovvero l’ottimizzazione della ricerca organica per i motori di ricerca.differenza tra SEO e SEM

Oggi invece parliamo della SEM e della sostanziale differenza con la SEO.

È importante oggi capire la differenza tra le due, soprattutto capire quanto sono importanti entrambi per l’azienda e come possono essere combinate per rafforzare la presenza online.

Sem si tratta dell’acronimo di Search Engine Marketing e comprende tutte le tecniche che permettono a un progetto web di acquisire visibilità attraverso i motori di ricerca. Se ragioniamo all’interno del concetto di inbound marketing l’obiettivo è semplice: farsi trovare dalle persone giuste. Si può fare attraverso le pubblicità sui motori di ricerca, i cosiddetti Google Advertising dove è fondamentale investire in specifiche parole chiave per ottenere maggiore visibilità nel motore di ricerca.

Si deve studiare chi ha bisogno di te, del tuo brand, chi sono i competitor e il contesto in cui ci si trova.

Importante sottolineare che la SEO è la visibilità ORGANICA di un sito internet all’interno di un motore di ricerca, dove il risultato non è inquadrabile sin dall’inizio, ma per posizionarsi nel modo più adeguato servono tempo e risorse.

Il SEM, invece, ha effetto immediato; quando si vuole andare oltre la semplice ricerca organica si accorre a questo strumento , il quale viene utilizzato insieme ad altri tools come la pubblicità PPC ( Pay Per Click) che si riferisce alle campagne di annunci pubblicitari inseriti direttamente tra i risultati delle ricerche sui motori.

Attraverso delle campagne a pagamento si cerca di ottenere dal proprio sito un risultato ottimale cercando di comparire più in alto rispetto alle ricerche.

Importante sottolineare che una pratica non esclude l’altra, infatti le due possono essere combinate per aumentare le visite al proprio sito, sia attraverso la cura della struttura e i contenuti del proprio sito, sia attraverso un risultato sponsorizzato.

App di contact tracing: cosa sono e perché bisogna fare attenzione alla cyber security

In questi giorni sta ormai impazzando l’argomento sulla nuova App “Immuni” che il Governo vorrebbe commissionare per gestire l’emergenza Covid-19.

Le problematiche di cyber security sono relative all’utilizzo che Governo e autorità sanitarie faranno dei dati degli utenti che verrebbero raccolti.

Come funzionano le App di Contact tracing?

In parole povere ognuno degli utenti che avrà installata l’App, porterà con se un dispositivo bidirezionale (chiamato beacon) che, tramite lo smartphone, emetterà un segnale che potrà essere ricevuto da chiunque sia fisicamente vicini all’utente.

Quindi quando un utente viene individuato come infetto da Covid-19 partirà un segnale a tutti quelli che sono stati esposti a quella persona, suggerendo un’immediata quarantena a tutte le persone segnalate, il tutto senza bisogno di utilizzare la geolocalizzazione (cioè la posizione geografica degli utenti).

Possiamo però dichiarare 2 rischi principali:

  1. Rischio di attacchi durante la trasmissione di dati ricevuti da altri dispositivi
  2. Rischio che terze parti possano dedicare tempo e risorse per accalappiarsi i dati raccolti dall’App

Giocherà, inoltre, un ruolo fondamentale, il framework che verrà scelto per utilizzare il Contact tracing. 

Da questo dipenderà la gestione della privacy, perché ogni framework adotta differenti strategie che vanno ad agire su:

  • Specifiche: cioè quanto verrà ristretto l’accesso al framework.
  • Implementazione: cioè se si deciderà di svilupparlo su applicazioni proprie o affidarsi a provider esperti come Google o Apple.
  • Controllo: se il controllo sarà decentralizzato si baserà sull’anonimato se invece sarà gestito da un ente centrale ci sarà una sorta di sorveglianza di massa.

Concludendo il Contact tracing per essere sicuro ed efficace dovrà avere una tecnologia avanzata e solida, che riduce al minimo il rischio di attacchi, e che in caso di questi, riesca a gestirne le conseguenze..

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Smartworking e Telelavoro: facciamo chiarezza

In questo delicato periodo dove la maggior parte dei lavoratori (almeno quelli che lavorano esclusivamente in ufficio) si ritrovano a svolgere il proprio mestiere dalle proprie abitazioni, c’è un tema su cui vogliamo fare chiarezza.

Spesso si associano le parole Smartworking e telelavoro quasi come fossero sinonimi. Ma non lo sono.

In realtà un legame c’è fra i due termini, e cioè quello che uno può essere, in qualche modo definito, come l’evoluzione dell’altro. 

Il telelavoro, già noto in Italia dagli anni ’70, consiste nello svolgimento del proprio ruolo aziendale da casa propria, essendo legato da un regolare contratto che lo disciplina.

Il lavoratore in telelavoro dovrà:

  1. Svolgere il proprio lavoro dalla propria abitazione
  2. Utilizzare hardware e software forniti dall’azienda
  3. Essere reperibile e rispettare orari di lavoro imposti dall’azienda

Infatti è proprio per questo che il telelavoro è attribuito per la maggior parte dei casi, a dipendenti, statali ma anche di aziende private.

Lo smartworking è l’evoluzione di questo concetto, valorizzando di più risultati e capacità di autonomia del lavoratore.

In poche parole lo smartworker è quel lavoratore che potrà svolgere il proprio ruolo in modalità flessibile, nonostante possa rimanere il rapporto di lavoro subordinato.

Potrà lavorare con gli strumenti che ritiene più opportuni, sia forniti dall’azienda ma anche personali e potrà lavorare da qualsiasi posto o ambiente ritenga necessario, con tempi flessibili e non fissi.

Ovviamente il concetto sarà sempre portare risultati visibili e utili all’azienda.

Infatti il lavoro dello smartworker verrà misurato per il reale obiettivo raggiunto e non solo per le ore lavorate.

Va inoltre precisato che dal Novembre 2017 lo Smart working è legge anche in Italia e lo smartworker dovrà avere un trattamento economico e normativo non inferiore a chi lavora esclusivamente all’interno dell’azienda.

Qui sotto un estratto dal sito del Governo:

La definizione di smart working, contenuta nella Legge n. 81/2017, pone l’accento sulla flessibilità organizzativa, sulla volontarietà delle parti che sottoscrivono l’accordo individuale e sull’utilizzo di strumentazioni che consentano di lavorare da remoto (come ad esempio: pc portatili, tablet e smartphone).

Ai lavoratori agili viene garantita la parità di trattamento – economico e normativo – rispetto ai loro colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinarie. È, quindi, prevista la loro tutela in caso di infortuni e malattie professionali, secondo le modalità illustrate dall’INAIL.

Fonte:https://www.lavoro.gov.it/strumenti-e-servizi/smart-working

Concludendo possiamo affermare che il metodo smartworking in Italia è utilizzato per la maggior parte da freelance e liberi professionisti, ma si sta diffondendo molto bene anche tra i lavoratori dipendenti (7%)

Il dato più interessante rimane però quello che quasi il 50% delle grandi aziende italiane sta già sperimentando il metodo smartworking per i propri dipendenti.

Piacere! Mi chiamo Smart working

Le esigenze dei clienti stanno cambiando ed il Lavoro Agile, o meglio conosciuto come Smart Working, sta diventando una necessità per evolvere il nostro modo di lavorare, con i clienti, ma anche con i nostri collaboratori e dipendenti.

Nel nostro paese ha preso piede da pochi anni, mentre in paesi come Scandinavia o Svezia è una prassi utilizzata già da parecchio tempo con risultati più che soddisfacenti.

Ormai il Lavoro Agile viene considerato come un’alternativa innovativa al telelavoro, rispetto al quale vanta meno rigidità legislativa e un potenziale più elevato: per il datore di lavoro, in termini di organizzazione, produttività e riduzione dei costi, e per il lavoratore, poiché aumenta le possibilità di conciliare vita professionale e familiare.

Importante non sottovalutare la tecnologia che ci viene in aiuto per questo tipo di situazione, dato che nello Smart Working le tecnologie diventano parte integrante dello spazio fisico e permettono di supportare efficacemente forme di lavoro collaborativo e la comunicazione tra team virtuali.

Sicuramente 5 punti a favore del lavoro agile sono:

  1. Produttività: chi lavora de remoto tende a restare per più tempo e si verifica un significativo abbattimento del fenomeno dell’assenteismo. Aumenta anche l’engagement verso la propria azienda ed i colleghi. Secondo uno studio 2018 del Politecnico di Milano osservando 480.000 dipendenti hanno riscontrato un aumento del 15% della produttività e riduzione del 20% del tasso di assenteismo.
  2. Ottimizzazione dei tempi: le persone riescono in miglior modo a conciliare la vita lavorativa a quella privata permettendo così al lavoratore di operare in modo più sereno.
  3. Affrontare gli imprevisti: l’orario di lavoro viene percepito come meno limitante e l’attività viene spesso svolta con maggiore motivazione.
  4. Lavoro nomade: la libertà di poter lavorare in qualunque luogo che come prerogativa, abbia solo di possedere una connessione internet stabile e veloce che permette ai lavoratori di potersi spostare in tranquillità.
  5. Diminuzione dello stress: secondo uno studio dell’agenzia europea per la sicurezza e salute sul lavoro dal 50% al 60% dei giorni lavorativi persi possono essere attribuiti allo stress professionale.

Altuofianco da tempo propone una soluzione mirata ad aiutare le aziende attraverso un servizio  chiamato Ufficio Altuofianco che permette un noleggio operativo di tutti i Device utili a creare un ambiente di lavoro operativo al 100%.

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La trasformazione digitale fallisce senza comunicazione interna

Nella nuova era digitale e dell’evoluzione comunicativa tra persone uno degli aspetti maggiormente sottovalutati dei progetti di trasformazione digitale avviati da molte aziende è rappresentato dal loro impatto sulle dinamiche di comunicazione interna.

Le nuove tecnologie permettono di comunicare internamente all’azienda molto più velocemente, anche se comprendere se effettivamente una funzione aziendale, al di là del salto tecnologico che si appresta a fare, è in grado di sopportare un maggiore volume di informazioni, è una sfida che spesso non viene tenuta nella giusta considerazione. 

Riuscire a velocizzare ed aumentare il volume delle informazioni elaborate dalle persone all’interno di un azienda è un fattore da considerare. Inoltre negli ultimi anni si sta evolvendo anche la struttura lavorativa proponendo soluzioni differenti al lavoratore. Ad esempio lo smart working, ovvero una filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati e gli orari flessibili sia in ingresso che in uscita.

Queste piccole “rivoluzioni” lavorative combinate al flusso di informazioni che ci si scambia rende la comunicazione interna più complessa; in oltre essa sta virando sempre più ad un area di lavoro trasversale dove il coinvolgimento di dipendenti e collaboratori determina la qualità della dimensione lavorativa nella quale sono immersi mettendola in relazione alle loro aspettative di sviluppo personale.

In questa prospettiva è importante il coinvolgimento personale da parte dei dipendenti rafforzando il rapporto di fiducia con i suoi collaboratori utilizzando anche strumenti tecnologici come piattaforme digitali per far dialogare le persone tra di loro.

Anche Altuofianco propone percorsi mirati in grado di aiutare le aziende attraverso le relazioni interne fra colleghi e con se stessi.

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Se un cookie può costare €18.000

La multa a Vueling

Ammonta a ben €18.000 l’importo della multa comminata dal Garante della Privacy spagnolo a Vueling Airlines per non aver attivato sul suo sito una corretta gestione dei cookies.

In sostanza, il sito della Vueling Airlines si limitava a informare gli utenti dell’utilizzo dei cookies e rimandava alle funzionalità del browser per eventualmente bloccarli, senza invece fornire pulsanti, caselle di spunta o altri strumenti per disabilitarli.

La decisione dell’Autorità spagnola ha invece ribadito che il sito web (che installa i cookies) deve esso stesso fornire agli utenti strumenti per accettare o meno i cookie; il rimando a funzionalità del browser (o di terze parti) non essendo dunque sufficiente a garantire il diritto (consapevole e granulare) di scelta da parte dell’utente.

L’antefatto

La multa a Vueling segue di pochi giorni un’importante sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, relativa al caso C-673/17.

In tale decisione la CGUE ribadise due elementi:

  • le caselle “pre-selezionate” non sono a norma di GDPR, poiché non garantiscono che l’utente abbia espresso una scelta consapevole (consenso esplicito)
  • è necessario il consenso esplicito dell’utente per installare cookies sui computer degli utenti, anche se essi non trattano dati personali (“indipendentemente dal fatto che le informazioni di cui trattasi costituiscano o meno dati a carattere personale”)

Alcune considerazioni

Dall’analisi delle sentenze emergono alcune importanti considerazioni qualora un sito internet tratti dati personali dell’utente (attraverso cookies):

  • Non è sufficiente informare l’utente che viene effettuato il trattamento dei dati (ad esempio tramite un cookie banner o tramite il contenuto della privacy policy), ma è necessario acquisirne il preventivo consenso;
  • Non è sufficiente rimandare a funzionalità del browser (o di terze parti) per disabilitare i cookie, ma è necessario provvedere all’interno del sito strumenti (pulsanti, caselle di scelta) per disabilitare i cookie (e quindi impedire il trattamento dei dati)
  • Gli strumenti forniti all’utente per esprimere il proprio consenso non possono essere “pre-selezionati”: deve essere l’utente a esplicitamente selezionarli.

Fino a qui, tutto sommato, niente di nuovo: le considerazioni di cui sopra erano già condivise dalla maggior parte degli esperti del settore e le sentenze le hanno in sostanza ribadite.

L’elemento su cui credo vada posta particolare attenzione deriva invece dalla decisione relativa al caso C-673/17. Perché la CGUE afferma che “il consenso all’archiviazione di informazioni o all’accesso a informazioni, attraverso cookie installati nell’apparecchiatura terminale dell’utente di un sito Internet, non è validamente espresso quando l’autorizzazione risulta da una casella di spunta preselezionata, e ciò indipendentemente dal fatto che le informazioni di cui trattasi costituiscano o meno dati a carattere personale“.

Questa decisione, dunque, coinvolge dunque anche i cookie che non trattano i dati personali degli utenti, ad esempio i cosiddetti cookie tecnici e statistici, presenti sulla stragrande maggioranza dei siti e per i quali la maggior parte dei siti web non richiede il consenso dell’utente.

Il problema dei cookie tecnici e delle Analytics

La decisione relativa al caso C-673/17 fa riferimento dalla Direttiva 2002/58/CE (direttiva relativa alla vita privata e alle comunicazioni elettroniche).

I terminali degli utenti

Tale Direttiva stabilisce che i terminali (smartphone, computer) degli utenti (e le informazioni in essi contenute) appartengono alla sfera privata degli utenti, e che tale sfera privata deve essere tutelata “ai sensi della convenzione europea per la protezione dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali“.

Può forse sembrare, a prima vista, un’esagerazione parlare di libertà fondamentali (in fin dei conti si tratta solo di “cookie tecnici”), ma la “ratio” della direttiva è chiara e (credo) ampiamente condivisibile: non è consentito ad alcuno accedere ai terminali degli utenti per leggerne i dati o scriverci dati senza il preventivo consenso dell’utente.

E’ un principio fondamentale per la tutela della nostra libertà, perchè senza di esso chiunque potrebbe accedere ai dati registrati sui nostri smartphone, o scrivere dati su di essi, senza la nostra autorizzazione.

I cookie e l’accesso ai terminali

Il fatto è che i cookie fanno esattamente questo: scrivono e leggono sui terminale dell’utente!

Quando un sito web salva alcuni dati nei cookie, accede al nostro terminale per scriverci un file di testo e, successivamente, accede al nostro terminale per leggere i dati contenuti nel file (cookie).

I cookie ricadono dunque esattamente esattamente nel casistica di “accesso” ai terminali degli utenti, e si applica di conseguenza l’art. 5 comma 3, della Dir. 58/2002, il quale stabilisce appunto che “archiviare informazioni o avere accesso a informazioni archiviate nell´apparecchio terminale di un abbonato o di un utente è consentito unicamente a condizione che l´abbonato o l´utente interessato sia stato informato in modo chiaro e completo […] e che gli sia offerta la possibilità di rifiutare tale trattamento”

Lo stesso articolo e comma stabiliscono tuttavia che: “Ciò non impedisce l´eventuale memorizzazione tecnica o l´accesso al solo fine di effettuare o facilitare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica, o nella misura strettamente necessaria a fornire un servizio della società dell’informazione esplicitamente richiesto dall’abbonato o dall’utente”.

Qualora dunque si tratti di cookie tecnici strettamente necessari si può ritenere sulla base di questo articolo, che la scrittura e lettura sui terminali dell’utente sia consentita senza l’acquisizione del consenso preventivo (ma l’informazione all’utente è sempre richiesta)

I cookie delle Analytics

E’ opportuno osservare a questo punto che i cookie salvati sul terminale dell’utente non sono “strettamente necessari” per fornire il servizio (sito web) richiesto, questo perchè tutti i siti web funzionano anche senza cookie statistici.

Generalmente, in letteratura, si ritiene che il trattamento dei dati a fini statistici costituisca un legittimo interesse del titolare (così come disciplinato dall’art.6 del GDPR); tale articolo tuttavia fa riferimento al trattamento dei dati, e non all’accesso (scrittura e lettura di dati) ai terminali dell’utente.

Mettendo insieme il tutto, sembrerebbe di poter concludere che:

  • il titolare di un sito ha facoltà di raccogliere dati statistici sulle visite al sito senza richiedere il consenso preventivo dell’utente (ovviamente i dati statistici devono essere opportunamente anonimizzati)
  • il titolare di un sito non ha facoltà, senza il consenso esplicito dell’utente, si utilizzare cookies per questa finalità.

Purtroppo, tutti i moderni sistemi di web analytics utilizzano cookies (scritti e letti sul terminale dell’utente) per effettuare analisi statistiche.

Speriamo che il nuovo regolamento ePrivacy (purtroppo ancora bloccato al Parlamento Europeo da veti incrociati e lobbies varie) faccia chiarezza in questa materia.

Articolo scritto da Fabio Cioni, ICT Project Manager di Altuofianco

Rubrica: il glossario del digital marketing

Quando ci si interfaccia nel mondo del digital marketing spesso vengono utilizzati termini di cui spesso non si comprende a pieno il significato.
Con questa rubrica, approfondiamo alcune delle parole più utilizzate nel vasto mondo del digital marketing.
Questo mese approfondiremo il termine SEO.
Questo acronimo significa search engine optimization, ovvero l’ottimizzazione per i motori di ricerca. Attraverso queste tecniche e strategie si lavora sul posizionamento delle pagine web nei motori di ricerca.
Importante non confondere il SEO con il SEM, argomento che proporremo in uno dei prossimi articoli della rubrica.
L’ottimizzazione deve essere effettuata sulla struttura del sito tramite la revisione dei contenuti e l’ottimizzazione tecnica; del Codice html. Dei testi contenuti nel sito e la gestione dei Link in entrata e in uscita.

Dato che Google è il motore di ricerca più utilizzato, si tende a perforare la SEO in base ai suoi algoritmi.
La creazione di contenuti del sito web devono essere attinenti utilizzando keywords specifiche. La ricerca delle parole chiave “migliori” può essere effettuata con strumenti software appositi, interviste agli utenti, analisi della concorrenza (benchmarking competitivo) e utilizzando lo stesso motore di ricerca.
Alcuni dei principali obiettivi della seo sono incrementarne le visite tramite il traffico generato naturalmente dai motori di ricerca, il cosiddetto traffico organico, cioè aumentare il numero di coloro che visitano il tuo sito, e commerce ecc
Offre un’ esperienza unica all’utente online che viene a visitare il tuo sito in modo che l’esperienza sia la migliore possibile, in modo che il visitatore
torni più volte sul tuo sito, e da semplice conoscitore diventi tuo abituale cliente, cioè ti porti utili e guadagni, l’unica cosa che ti interessa davvero.